Il Ticino in mostra
Terra d’artisti… e architetti!
L’architettura ticinese divenne famosa negli anni 1970/80 in tutta Europa per il suo carattere innovativo; gli esponenti di quella generazione di architetti sono considerati tuttora grandi maestri. Sotto il profilo culturale, il Ticino aveva in pratica ignorato la modernità del 900 del resto d’Europa (se si eccettua l’esperimento del Monte Verità di Ascona che diede origine al termine “Balabiott”), mantenendo linee e materiali consueti.
Con un ritardo di mezzo secolo, quindi, quando l’Europa tornava a recuperare la tradizione, il Ticino iniziò a guardare i primi moderni. Questo impulso aveva anche una ragione di tipo economico, legata allo sviluppo del dopoguerra che diede origine a grandi investimenti e infrastrutture pubbliche, soprattutto scolastiche.
Nel 1975 gli architetti Mario Botta, Aurelio Galfetti, Luigi Snozzi, Livio Vacchini e Co. si presentarono alla mostra “Tendenzen”, al Politecnico di Zurigo. La stampa parlò di “scuola ticinese” mettendo così il territorio ticinese con le sue nuove perle architettoniche al centro dell’interesse. Il turismo reagì con il lancio della campagna “Ticino – terra d’artisti”.
L’architettura con le nuove icone create da Botta (Chiesa Santa Maria degli Angeli sul Monte Tamaro, chiesa di Mogno), Galfetti (restauro di Castelgrande a Bellinzona) e Snozzi (convento di Monte Carasso) creò così un valore aggiunto all’offerta turistica.
L’interesse internazionale per le sorprendenti innovazioni della regione ha attirò schiere di architetti, studenti e turisti: alcuni proprietari di edifici per difendersi dall’assalto, cominciarono a vendere biglietti d’ingresso…