Il Ticino degli anni del 2000

Il primo decennio del Duemila si apre, per il Ticino, con un dramma che appare come un segnale.


L’incidente gravissimo occorso nella galleria autostradale del san Gottardo nell’ottobre del 2001 sembra annunciare, al di là della sua dolorosa portata, che la tensione legata al traffico in vertiginosa crescita e la sicurezza della galleria autostradale stanno diventando un dossier non rinviabile.

Intanto giù nel profondo della terra, fra Erstfeld e la Riviera, le macchine tecnologiche più avanzate stanno scavando l’avveniristico traforo secolare che fra pochi anni dovrebbe e potrebbe trasferire su rotaia gran parte del traffico pesante e velocizzare in generale l’asse della “via delle genti”.

Sul tavolo politico urgono i temi del raddoppio della galleria autostradale (invocato o temuto), della sicurezza del tunnel, delle code quasi quotidiane a Göschenen e Airolo, di lunghi mesi invernali in cui basta un piccolo incidente e il traffico automobilistico attraverso il San Gottardo è totalmente bloccato. Quello che fu un toccasana per le prospettive turistiche (autostrada, traforo autostradale) sta diventando anche una causa di problemi.

Nel frattempo il Ticino non può sottrarsi ai venti di crisi finanziaria che investono il mondo. Il paese delle banche non può subire senza conseguenze la sindrome di una grande finanza un po’ malata. L’Europa intorno a noi va costruendo la sua unità ideale (un po’ poco) e burocratica (un po’ tanto). La diffidenza del popolo elvetico, già espressa negli anni ’90, deve fare i conti con un minimo di accordi necessari: ma i bilaterali, non rinviabili, hanno comunque anch’essi le loro conseguenze non del tutto positive. La piazza finanziaria ticinese non può chiamarsi fuori dalle difficoltà generali, il segreto bancario svizzero riceve colpi di piccone: un minimo di regole etiche e di prassi nuove appare indispensabile.

Dopotutto, però, il Ticino rimane, insieme alla Svizzera, un’isola abbastanza felice: la quale scopre però che la crisi, il franco forte, le regole europee, le incertezze globali influiscono anche sui piccoli destini nostri.

Il turismo vive flessioni indipendenti dalla volontà politica interna ma le circostanze ingiungono di pensare scenari nuovi, strategie originali. La rivoluzione di internet, la tecnologizzazione diffusa, la parcellizzazione del tempo libero pianificato per tempo in grappoli di giorni last minute esigono immaginazione, intuito, controproposte.

Sul fronte della vitalità, cresce la forza di alcune realtà: l’Università della Svizzera Italiana si consolida, allarga le sue aree tematiche, è ormai una presenza riconosciuta nel quadro accademico nazionale, con fruttuosi scambi internazionali. A Bellinzona nasce e cresce l’Istituto di Ricerche di Biomedicina (IRB) che diventa un luogo prestigioso di ricerca riconosciuto accademicamente a livello internazionale. Nasce a Lugano il Cardiocentro della Svizzera italiana, con riconoscimento accademico nazionale e internazionale. Nel Luganese si conferma la presenza e l’importanza del centro nazionale svizzero di calcolo, che è il centro di computazione scientifico nazionale e fa parte dell’istituto di tecnologia federale del Politecnico di Zurigo.

A Bellinzona si insedia, al termine di una bella battaglia politica fra regioni svizzere promossa dai deputati ticinesi a Berna, il Tribunale penale federale. Sempre Bellinzona ottiene un grande risalto internazionale quando, nel 2000, i suoi tre splendidi castelli entrano a far parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Nel prestigioso elenco entreranno anche il Monte San Giorgio (2003), le faggete della Valle di Lodano (2021) e, tra i beni immateriali, le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio (2019).

Lugano intanto è diventata la grande Lugano, un polo urbano forte, economicamente e culturalmente attrattivo. In riva al Ceresio si è aperto il cantiere del LAC, che sarà il centro culturale per eccellenza della Svizzera Italiana, dove intanto manifestazioni già radicate come Estival Jazz e il Festival del film di Locarno sono diventati appuntamenti internazionali di grande risonanza e con vastissimo pubblico.

A Giubiasco sorge, dopo anni di discussioni e contrapposizioni, un funzionante centro cantonale per lo smaltimento dei rifiuti; accanto alle aree urbane si sviluppano i nuovi centri commerciali polifunzionali, i canteri di Alptransit diventano visibili e salgono in superficie, preannunciando la meta non lontana dell’inaugurazione della grande opera del secolo.

Intanto cresce l’attenzione per i valori ambientali, per una natura rispettata e valorizzata e anche per la sempre più studiata cultura gastronomica ed enologica del territorio. Si abbozzano le progettazioni per i parchi nazionali dell’Adula e del Locarnese, sul fronte turistico si potenziano le offerte di sentieri, percorsi di altura, rifugi alpini rinnovati, green cards.

La vita sportiva del Ticino fa registrare, negli anni “duemila”, una vistosa mutazione strutturale dello sport societario di élite. Nel territorio resiste capillare la pratica amatoriale e spesso appassionata di decine e decine di squadre di calcio (ma anche di basket, pallavolo, disco si ghiaccio) in una rete societaria diffusa. Invece le grandi squadre di calcio e di hockey diventano del tutto o fortemente professionalizzate, i budget delle società si gonfiano e ormai si parla di bilanci milionari. Nello sci, dopo gli allori conquisati negli anni ’70, 80 e ’90 da Doris De Agostini e Michela Figini, continua la tradizione delle campionesse: alla fine del primo decennio del Duemila, Lara Gut-Behrami si affaccia sulla scena del “circo bianco” mondiale.