Ticino terra d’artisti
Anni Ottanta - Approfondimento
Verso la fine degli anni ’70 e nei primi anni ‘80 si impone una rappresentazione diversa, nuova, dell’offerta turistica ticinese non più soltanto limitata al patrimonio paesaggistico, climatico e folclorico ma anche alla ricchezza culturale e alla forza artistica che dai secoli passati risale con continuità sino ad oggi.
Nel 1984 emblema eloquente di questa aria nuova fu un fortunatissimo manifesto pensato dal neonato Ente Ticinese per il turismo. “Ticino terra d’artisti”, dice la scritta-slogan sullo sfondo doppio di un affresco quattrocentesco della chiesa di Santo Stefano di Miglieglia, a colori, e della casa rotonda di Stabio relizzata da Mario Botta e fotografata di notte, in controluce e dunque con sagoma nera e finestre illuminate. L’idea e la creazione furono del grafico Orio Galli (le fotografie erano di Carlo Pellegrini e Roberto Sellito).
La realizzazione di Galli, con una felice intuizione e una bella sintesi iconica, sintetizza in modo eloquente e affascinate lo spirito nuovo con cui i responsabili del turismo ticinese vogliono rilanciare un'immagine non stereotipata e nemmeno folcloristica del Ticino. La bellezza secolare dei nostri monumenti artistici, unita al richiamo stilizzato della creatività contemporanea e coraggiosa del maggiore esponente dell’architettura ticinese che si va affermando in campo nazionale e internazionale, esprime al meglio l’offerta di qualità culturale legata a una sorta di tradizionale e riconfermata genialità creativa presente nelle nostre terre.
Il manifesto, per la sua bellezza grafica oggettiva e artistica, per l’evocazione suggestiva della chiesa e della casa e per il significato indiretto di novità e modernità nella politica turistica, avrà un enorme successo: campeggerà, dopo l’esposizione sui cartelloni e dopo essere stato affisso nelle varie manifestazioni ufficiali, anche (e a lungo, per anni) come poster attrattivo, in uffici e case private. Un’immagine bella per una sensibilità culturale e turistica nuove.
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