Il Ticino degli anni 80

Gli anni Ottanta avviano il Ticino a una modernità ulteriore, simbolicamente rappresentata dall’apertura della galleria autostradale del San Gottardo.


Dopo decenni di rivendicazioni e battaglie, il traforo nel cuore delle alpi diventa realtà, il Ticino è meno separato dal resto del paese. Fino ad allora ogni automobilista che voleva recarsi nel resto della Svizzera fra ottobre e giugno doveva caricare la vettura sui treni navetta.

Comincia dunque negli anni ’80 il flusso del traffico automobilistico massiccio fra nord e sud, ogni giorno dell’anno. Il turismo registra questa novità, concretizzata per esempio nei weekend confederati al sud delle alpi, con un nuovo tipo di domanda (vacanze brevi e numerose, viaggi in Ticino, acquisto e costruzione di case di vacanza).

Con l’apertura della galleria autostradale del San Gottardo si consolida il fenomeno, già avviato negli anni ’70, della ricerca di vecchie case e rustici ticinesi da parte degli svizzeri tedeschi. Questa tendenza comporta la salvaguardia e il restauro di un patrimonio che altrimenti sarebbe in parte destinato a un degrado; ma pone anche qualche problema di identità, di mutazione culturale e sociologica.

In generale, il grande evento positivo del traforo autostradale porta con sé, inevitabilmente, anche delle conseguenze problematiche: già quando la rete autostradale fra Airolo e Chiasso non è del tutto completata, l’apertura della galleria porta traffico in eccesso dentro gli abitati e su tratti di strada cantonale. Quando poi la rete della N2 è completata, l’aumento imprevisto del volume di traffico comincia a creare quel fenomeno di rallentamenti che si traduce in code ricorrenti e lunghissime fra Rodi e Airolo. La velocizzazione, comunque, del passaggio nord sud fa sì che la Leventina venga paradossalmente in parte invasa dalle code e in parte invece tagliata fuori dal grande flusso del traffico, che la sorpassa, non senza conseguenze economiche.

Intanto si sviluppa l’aeroporto di Agno, Lugano e il Ticino diventano uno scalo aereo importante. La ferrovia si modernizza e velocizza, all’avvento del mitico TEE si aggiunge la novità del Cisalpino: la rivoluzione positiva, con qualche contraccolpo negativo, degli anni ’80 è soprattutto quella dei trasporti. Il turismo se ne giova, si crea movimento, nascono nuove tipologie di vacanze: il Ticino, la Svizzera, l’Europa si muovono meglio, si muovono di più, si muovono più in fretta.

La vita economica del Ticino vive uno sviluppo forte, continuo: dopo gli anni della cosiddetta crisi petrolifera negli anni ’70, si riafferma il boom della piazza finanziaria luganese. Fiorisce il mondo bancario, corrono capitali, il Ticino diventa forziere sicuro di flussi finanziari provvidi per la salute del nostro Terziario. Gli esiti anche negativi di tale boom si manifesteranno soltanto più tardi, dopo il 2000 (una prima clamorosa avvisaglia dei rischi presenti in un mondo finanziario in fortissima mutazione la si era avuta già negli anni ’70, come abbiamo visto, con il caso dell’enorme “buco” al Credito svizzero di Chiasso).

Intanto un certo mondo industriale antico deve affrontare una modernizzazione rapida e inevitabile oppure terminare la propria parabola: un caso emblematico è quello della valle di Blenio dove, dopo la chiusura, alla fine degli anni ’60, della fabbrica di cioccolato Cima Norma (industria ben radicata nel territorio) devono cessare l’attività anche le terme di Acquarossa, con una perdita di vitalità economica per la valle. La stessa cosa vale per alcune fabbriche di orologi, ad Arogno e ancora in valle di Blenio, per la cartiera di Tenero e soprattutto per la grande industria metallurgica della Monteforno di Bodio, superata dalla concorrenza ma soprattutto dall’anacronismo logistico di una presenza di tale impatto nel cuore delle prealpi.

A Lugano il nuovo Palacongressi accoglie eventi culturali, convegni, incontri. Il turismo offre la classicità dei luoghi eccellenti per clima, orizzonti e offerta (i laghi, Lugano, Morcote, Gandria, Locarno, Ascona e Brissago). In particolare, Ascona conferma la sua storia di antiche migrazioni culturali e di luogo turistico e intellettuale al tempo stesso, meta di vacanze ma anche di artisti e scrittori, riva lacustre quasi mitica: viene addirittura creata dall’industria automobilistica tedesca la famosa “Opel Ascona”, un nome e un marchio di successo e attrazione.

Si aprono poi prospettive nuove in zone più riposte ma che irrobustiscono la loro offerta di qualità e di valori paesaggistici e naturali: le valli (Maggia, Verzasca, Onsernone, Leventina, Blenio, Muggio, Valcolla). A Verscio si sviluppa la realtà (di estro, qualità e originalità) del Teatro e della Scuola Dimitri, il Monte Verità viene rilanciato come luogo di eccellenza accademica e di incontri nazionali e internazionali.

Il patrimonio artistico e culturale della tradizione e la nuova vena di artisti e architetti ticinesi creano un fondale culturale che diventa punto di riferimento per l’identità del cantone ma anche per una rilanciata politica turistica di qualità. Nel 1984, con bella intuizione creativa, il grafico Orio Galli realizza per l’ETT un manifesto che avrà premi e popolarità: “Ticino terra d’artisti”, recita la dicitura, su uno sfondo che mette insieme affreschi quattrocenteschi e una sagoma di architettura nuova.

Si sviluppano gli impianti sciistici di Airolo, Nara, Carì, Cardada, Campo Blenio, nascono la zona turistica del Tamaro e la stazione invernale di Bosco Gurin e del Tamaro. E proprio sul monte che sorge sopra Rivera che, Mario Botta, che già aveva lasciato il segno forte di una presenza spirituale e architettonica con la chiesa di Mogno in Val Lavizzara, firma un’altra chiesa, perfettamente intonata con la sua al contesto territoriale.

Sul piano politico, il Partito Socialista Autonomo raggiunge finalmente la presenza in governo, con l’anomala situazione di due socialisti nell’esecutivo: l’uscente Rossano Bervini, socialdemocratico, e il nuovo Pietro Martinelli, di un PSA che nel frattempo si è distanziato parecchio dalla prima impostazione marxista per assumere la fisionomia di una socialdemocrazia riformista. Questa piccola scossa elettorale toglie al PPD un seggio, con la clamorosa esclusione dal governo del pur popolare e votato Fulvio Caccia.

La vita pubblica culturale, politica e sociale del Ticino vede affermarsi negli anni ’80 alcuni nomi ticinesi di forte rilievo sul piano nazionale e persino internazionale, Flavio Cotti diventa consigliere federale, Antonio Riva direttore generale della Radiotelevisione svizzera, Cornelio Sommaruga presidente del CICR, Achille Casanova vicecancelliere della Confederazione. Mario Botta è ormai un architetto affermatosi nel mondo intero. Michela Figini, giovane sciatrice leventinese, vince la medaglia d’oro olimpica nella discesa e la Coppa del mondo, Clay Regazzoni è protagonista mondiale in Formula Uno, l’HC Lugano vince il campionato di hockey.

Insomma, il Ticino c’è, su più fronti.