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Arogno

Le tombe sparse, ritrovate anche nelle frazioni, e una necropoli, testimoniano che la zona era abitata fin dall’epoca preistorica e che il villaggio si sviluppò in relazione all’antichissima strada che lo collegava con la Val d’Intelvi.

Questa funzione strategica lungo l’asse che univa la contea del Seprio all’Isola Comacina, si consolidò in età longobarda, tanto che Arogno divenne un importante presidio fortificato. I documenti che ne attestano l’abitato risalgono già al 780. Durante la guerra decennale tra Milano e Como (1118-1127) è menzionato il vicino castello di Doragno. Qui, presso la chiesetta di San Giacomo, esisteva una comunità di umiliati fondata prima del 1253, probabilmente in legame con un ospizio.

Terra di rinomati artisti, come molti altri villaggi della regione, Arogno diede i natali ad Adamo che, con figli e nipoti, a partire dal 1212 iniziò la costruzione del Duomo di Trento, uno dei più interessanti esempi del romanico italiano. Lo scultore arognese Guido Bigarelli fu attivo tra il 1185 e il 1246 a Lucca, Pistoia e Pisa.

Già dal medioevo esisteva quindi uno spostamento di maestranze verso le città italiane, fenomeno che si consolidò nei secoli successivi. Intere famiglie, per generazioni, emigrarono da Arogno non solo verso la vicina Italia, ma anche in Germania, Polonia, Cecoslovacchia, Russia. Sono i Colomba, gli Artari, i Cometta, i Cozzi, i Maini, gli Stella che, nei brevi periodi di permanenza nel villaggio natale, abbellirono chiese ed edifici, come ancor oggi mostrano le case delle piazze Valécc e Fróo.

Chi non emigrava doveva accontentarsi delle povere risorse del territorio, svolgendo attività di natura prevalentemente agricolo-pastorale, e integrate per un breve periodo dallo sfruttamento di una miniera carbonifera.

Un notevole impulso e un freno all’emigrazione si ebbe con l’apertura, nella seconda metà del XIX secolo, di due fabbriche di componenti per orologi, rimaste in funzione fino alla fine del secolo scorso.

Caratteristiche

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